sabato 5 dicembre 2015

LaFarina.News - Una scuola di denunce, di disinformazione, di repressione, di lotta, di politica


La Farina occupato: la cronaca di denunce, disinformazione, strumentalizzazione, autoritarismo, repressione; di lotta, di coscienza politica. Anche la rubrica LaFarina.News fa chiarezza a riguardo.

Parte 1 - Alla repressione, una risposta razionale e giudiziosa
Di fronte ad eventi come quelli verificatisi nella mattinata di ieri 28 novembre, il pericolo del passo falso, della reazione di pancia, che incombe sugli studenti del La Farina, che ancora oggi stringono nei pugni una frustrazione che fa presto a diventare scoraggiamento o, all’opposto, rabbia scomposta, è dietro l’angolo; Ha il volto dei loro sedici, diciassette, diciott’anni e un abito che confonde nella sua trama i facili clichè dell’immaturità, del velleitarismo, ed è sicuramente comodo, in alcuni casi legittimo, cucire addosso a ragazzi di quell’età.
Non si deve però confondere il dibattito legato alla scelta di occupare il La Farina con la decisione della dirigente scolastica di richiedere l’intervento degli agenti della Digos per sgomberare il liceo occupato e portare, alle 6.30 del mattino, i ragazzi ( poco più di una decina, vista la difficoltà per molti studenti di restare la notte a scuola ) in questura, imprimendo nella memoria di chi è stato direttamente coinvolto un ricordo estremamente spiacevole che ravviva anche a distanza di un giorno, l’indignazione e lo sgomento che hanno vissuto in quelle ore. 
Ricorrendo ad un atto che comprensibilmente è stato percepito dall’intera comunità studentesca come una risoluzione autoritaria e inappropriata di fronte ad una forma di protesta che per definizione è estrema, e ha in questo la sua essenza, la Preside dell’Istituto ha interrotto con la forza una legittima protesta, saltando le tappe del dialogo e dell’ ”ultimatum” che ci si aspettava, e sorprendendo ancor di più gli studenti con quella che appare a tutti gli effetti una strumentalizzazione ( o comunque un incomprensibile riferimento) della tragedia di Ilaria Boemi, la ragazza messinese morta quest’estate in seguito all’assunzione di ecstasy .
Dall’interno , alla luce dell’esperienza diretta del genuino entusiasmo che anima da anni il La Farina, entusiasmo mai disperso in fuochi fatui ma sempre incanalato in iniziative mosse dall’aspirazione, qualche cinico la chiamerà utopia, ad una scuola che alcuni ( non pochi) sono sicuri di come vogliono che sia, tutti di come vogliono che non sia, si riesce a sfuggire la tentazione dei luoghi comuni.
Si riconosce infatti una dedizione che, perlomeno quei ragazzi ( poco più di una decina ) che hanno passato la notte a scuola, hanno dimostrato, al di là del buonsenso, o meno, che si può trovare nella decisione di occupare il liceo, tra l’altro molto prima rispetto alle altre scuole, in un anno scolastico che agli occhi di tutti è stato decurtato di preziose ore di lezione a causa di eventi imprevedibili come l’emergenza idrica e delle numerosissime attività organizzate dall’Istituto, non tutte necessarie, anzi molte evitabili, cui gli alunni hanno dovuto prendere parte durante i moduli di regolare lezione.
Nonostante probabilmente, anzi sicuramente, non tutti gli studenti che si sono dichiarati favorevoli all’occupazione ( una netta maggioranza, contrariamente a quanto è stato detto da alcuni ) dimostrerebbero, se chiamati a rispondere, una reale consapevolezza delle minacce cui viene sottoposta la scuola con la legge 107 della “Buona Scuola” del governo Renzi, non si può liquidare con giudizi “tranchant” quella parte di studenti che si indigna di fronte all’ennesimo tentativo di smantellare quell’istituzione scolastica che dovrebbe essere democratica e fucina di cittadini liberi, perché istruiti, e portatori di un humus culturale stimolante,mai condizionato subdolamente, e preservata dalla frenesia dell’aziendalizzazione di cui si fa portatore il neoliberismo in questi anni.
Soprattutto però non ci si può esimere dall’esprimersi riguardo ad un fatto del genere, quale quello che ha avuto luogo ieri mattina, che in cinque anni non si era mai verificato, e a reagire, seppur con razionalità e giudizio.  

Alice Miuccio, III A


Parte 2 - La testimonianza: "trattati come delinquenti"


Alle 7.00 di sabato 28 novembre, il liceo La Farina è stato vergognosamente sgomberato. L’intervento della DIGOS, fortemente voluto dalla nostra preside, era stato preceduto da un’ irruzione (avvenuta alle ore 6.30 circa) da parte di soggetti ignoti che, forzando la porta della palestra, erano riusciti ad introdursi all’interno della scuola spruzzando un estintore lungo il corridoio.
Lo sgombero, avvenuto senza alcuna resistenza da parte degli occupanti, ha comportato l’identificazione di 13 ragazzi che, dopo aver raccolto i propri effetti personali, sono stati portati in questura e sono stati schedati. Tutti gli studenti risultano segnalati all’autorità giudiziaria. Siamo stati trattati come criminali della peggior specie. Siamo stati accusati di danni a noi estranei (la porta della palestra è stata infatti forzata da coloro che hanno fatto irruzione). Uno sgombero forzato e richiesto per una semplice occupazione studentesca ci appare un gesto estremamente violento nei nostri confronti. A Messina, negli ultimi anni, non era mai avvenuto.Riteniamo che un confronto e un dibattito costruttivo con gli studenti sarebbero stati molto più proficui di un intervento da parte delle Forze dell’Ordine, che ha sorpreso all’alba 13 ragazzi totalmente impreparati a una situazione del genere, di cui molti minorenni. A quell’ora era naturale trovare solo una decina di ragazzi: la scuola di notte restava occupata a turno da un piccolo presidio di studenti, vista anche l’impossibilità di molti minorenni di rimanere a dormire.

Bianca Fusco, IIIC


Parte 3 - A seguire, la reazione: opposizione, consapevolezza, compromessi, lotta politica, unità, indignazione, risposte, silenzio. 

In seguito, lunedì 30 la maggioranza degli studenti del La Farina ha manifestato il proprio dissenso nei confronti delle prese di posizioni della dirigente scolastica, allargando la protesta alla figura stessa del preside, dichiarato nemica "per ruolo", in quanto è la stessa dibattuta riforma della Buona Scuola ad accrescere il potere decisionale, manageriale ed interventistico di esso. La forma di protesta è stata quella del sit-in, convocato proprio davanti alle porte dell'istituto. Il corteo, durato quasi 5 ore con ordine e tanti interventi, ha dimostrato l'unità e la compattezza degli studenti del suddetto liceo classico ed incrementato anche da alcuni appelli di solidarietà da parte di alcuni delegati-rappresentanti del Maurolico e del Marconi-Majorana. Non sono mancate le polemiche, anzi, anche in tal caso la dirigenza scolastica, seguita da alcuni genitori, si è rivelata ostile e poco rispettosa della voce degli studenti, attaccando, anche individualmente, qualcuno tra i ragazzi più "esposti".
Ne è uscito, dunque, un gruppo studentesco fortificato, deciso, cosciente e capace di riconoscere nella vera informazione, nell'opposizione ideologica e politica e nel rifiuto di compromessi che aveva davvero concretizzato la propria indignazione. Il giorno dopo, quasi come gesto di resa, ai tanti ragazzi dell'istituto è stato permesso ancora una volta dibattere in un'assemblea autoconvocata. Da essa si sarebbero decise anche le prossime mosse da effettuare: autogestione, a rappresentare una discutibile concessione "democratica" della dirigenza, o un ritorno regolamentare ai banchi di scuola, che avrebbe comunque consistito in altre diramazioni di lotta e ad una più continua formazione di coscienza politica e critica degli studenti. Si è perciò svolto un suffragio tra tutti i partecipanti all'assemblea, che si dividevano perciò in "pro" e "contro"; il risultato, seppur con uno scarto di circa 35 voti, è stato deciso dalla maggioranza dei voti a favore dell'autogestione, riempendo d'amarezza quel clima e quell'ambiente che fino al giorno prima rifiutava ogni tipo di compromesso da parte di chi aveva adottato un comportamento repressivo e autoritario. La nota lieta giunge lo stesso pomeriggio: tante sono state le discussioni, tanti coloro che hanno chiesto un sentito perdono per aver ceduto alla tentazione di quella che sembrava stavolta a tutti gli effetti una "vacanzina", tanti coloro che hanno difeso e ribattuto la serietà della protesta e della vera opposizione. Dopo soli due giorni di regolare scuola, ecco presentarsi il corteo di venerdì 4. In seguito delle occupazioni scolastiche sventate celermente da Digos, presidi e forze dell'ordine, viene chiamata una manifestazione studentesca per venerdì. Poca partecipazione del La Farina, giustificata anche da una stanchezza col tempo più evidente e da un bisogno di ritorno alla normalità. Poca partecipazione per nulla. La manifestazione, infatti, vista in una chiave critica, ha dimostrato come la confusione ed un'eccessiva fretta interventistica, oltre ad un becero e discutibile grado di pochezza alquanto rilevante, non ha portato a nulla del nobile intento da essa inizialmente proposto. Solo tanto disordine e sterili polemiche estremamente provinciali, che hanno messo in risalto un movimento studentesco poco coeso, regresso e sostanzialmente vuoto. Ed il La Farina, con un maggior grado di "avanguardia", ne soffre inevitabilmente.

Alessandro Triolo, IIIA


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